11 febbraio 2023
Il cosiddetto greenwashing comincia a dare qualche problema concreto. Il greenwashing è quella pratica malsana per cui un’azienda si fa bella definendosi a parole amica dell’ambiente, attenta all’ambiente, innamorata dell’ambiente chi più ne ha più ne metta, ma poi in pratica, a conti fatti, sotto il bel vestito “green” ci si trova poco o niente. Consob ha organizzato un convegno dal titolo: “Investimenti sostenibili. Conoscenze, attitudini e scelte degli investitori italiani” e ne è venuto fuori che il contrasto al greenwashing sta diventando una priorità globale. Lo sta diventando perché mina la fiducia dei risparmiatori nei confronti degli investimenti sostenibili: l’interesse infatti c’è, ne sono attratti il 15% degli italiani, ma il dato è in lieve calo e gran parte degli entusiasmi sono tenuti a freno proprio dal rischio del greenwashing”. Ecco perché abbiamo chiesto aiuto a Francesca Colombo, responsabile Area Analisi e Ricerca di Etica Sgr, la Società di gestione del risparmio nata con l’anima ESG prima che l’acronimo fosse inventato, e quindi il nemico numero uno di chi fa greenwashing – nemico in termini finanziari, si intende.
E poi vogliamo sentire direttamente l’esperienza di un’azienda che la sostenibilità la pratica, non la racconta prima di praticarla (non storytelling, ma storydoing). Il Gruppo Grifal, guidato dalla famiglia Gritti, si è posto l’obiettivo etico e aziendale di sostituire le plastiche nel mercato dell’imballaggio di protezione con rivoluzionari cartoni ondulati, proponendo un nuovo standard di imballaggio eco-compatibile. Il nostro secondo ospite è Giulia Gritti, vicepresidente Grifal, dopo aver preso il testimone dalla nonna.