La notte tra domenica e lunedì le fiamme hanno completamente distrutto a Reggio Calabria l’attività di Tiberio Bentivoglio, imprenditore reggino da dieci anni in prima linea nella resistenza al crimine organizzato, per la sua determinazione a non piegarsi alla logica del pizzo. L’ennesima intimidazione per lui, particolarmente provato dopo questo nuovo brutale episodio. L’ultimo in ordine di tempo in una città segnata dalla presenza della malavita. Per questo l’arcivescovo di Reggio Calabria, monsignor Giuseppe Fiorini Morosini ha voluto far sentire la sua voce con una lettera alla città. Alessandra Giacomucci lo ha intervistato.
Roma, 02 marzo 2016 – “La situazione sta diventando pesante e intollerabile”. Lo ha detto l’Arcivescovo metropolita di Reggio Calabria, mons. Giuseppe Fiorini Morosini, in un’intervista a inBlu Radio, network delle radio cattoliche italiane, commentando i recenti atti intimidatori a Reggio Calabria che hanno coinvolto anche il testimone di giustizia, Tiberio Bentivoglio, da anni sotto scorta per il suo impegno contro il racket che si è visto distrutto dalle fiamme un altro magazzino.
“I fenomeni illegali e criminali in questo ultimo periodo – ha aggiunto l’arcivescovo – sono aumentati. Abbiamo assistito a omicidi, attentati e gesti intimidatori. Sicuramente non è un segnale positivo per la città. Ho chiesto alla città di svegliarsi: dove andremo a finire in una situazione del genere ? Ho fatto appello all’onestà dei cittadini perché reagiscano e ho richiamato la criminalità organizzata affinché si ravveda”.
“Come vescovo – ha proseguito mons. Morosini – mi preoccupo perché questa separazione tra vita e fede diventa sempre più pietosa. Chi commette questi crimini talvolta è gente che si dice cristiana e che frequenta i sacramenti”.
“Il clima a Reggio Calabria – ha sottolineato l’arcivescovo – è apparentemente sereno e tranquillo, non usciamo con il giubbotto antiproiettile ma i giovani stanno scappando: non c’è lavoro, c’è stanchezza e la speranza è sempre proiettata al futuro e mai al presente. Da questo punto di vista la situazione è drammatica. La mafiosità è tollerare i piccoli soprusi ma anche parcheggiare la macchina in doppia fila creando fastidio a tutti senza preoccuparsi delle leggi fondamentali del vivere civile”.
“L’essere cristiani – ha concluso mons. Morosini – comporta che si cambi vita altrimenti la misericordia che celebriamo quest’anno è inutile e non ha senso. La misericordia senza la conversione non è pensabile. A chi compie questi gesti criminali dico: il clima di paura non fa bene a nessuno e credo neanche a loro. Questo dovrebbe spingerli a ravvedersi”.