Che ci fossero imbarcazioni in mare si sapeva da almeno due giorni. Su una di queste alla deriva, un gommone, viaggiavano più di cento persone. Il gommone si è spaccato e sono tutte finite in mare. Frontex ha allertato la Open Arms l’unica nave della società civile presente ora sul Mediterraneo. Sei persone sono morte, tra loro Jospeh un bimbo di appena sei mesi che era su quell’imbarcazione insieme alla sua giovane mamma, in viaggio dalla Guinea. La prima pagina di Ecclesia di giovedì 12 novembre è stata dunque dedicata purtroppo ancora a una tragedia avvenuta nel braccio di mare tra la Libia e l’Italia a 30 miglia dalla costa di Sabratha. A parlarne con Alessandra Giacomucci in studio, padre Camillo Ripamonti, presidente del Centro Astalli, proprio nel giorno in cui il Papa con un messaggio sostiene questo impegno a 40 anni dalla fondazione del Servizio dei gesuiti per i rifugiati.
Mentre arriva da uno dei Paesi africani segnati dalla violenza anche se non ufficialmente in guerra la testimonianza messa a disposizione dalla diocesi di Noto e rilanciata dal quotidiano in informazione religiosa di inBlu. E’ l’appello e la denuncia di monsignor Sikuli Paluku Melchisedech, vescovo della diocesi congolese di Butembo-Beni dopo il recente massacro di venti persone, ultimo di una serie di violenze che da dieci anni colpiscono la popolazione nel silenzio del mondo.
E domenica prossima la Chiesa torna a celebrare la Giornata mondiale dei poveri. In questo orizzonte si colloca l’inaugurazione domani a Cagliari di un ambulatorio polispecialistico della Caritas diocesana di cui parla il direttore don Marco Lai.