“Come la musica dialoga con le nostre emozioni”: è questo l’intento (e il sottotitolo del libro Il pianeta della musica, Salani) che ha mosso Franco Mussida quando ha deciso di mollare per un po’ la chitarra e imbracciare la penna – o forse il computer (?) – per scrivere il suo primo libro. Membro fondatore della Premiata Forneria Marconi, per cui ha scritto classici come Impressioni di settembre e rivestito di nuovo le canzoni di De Andrè, e da anni alla guida di una delle più accreditate scuole di musica dello Stivale (il CPM di Milano), Mussida scende in campo con l’autorevolezza di un guru e l’affabilità di un fratello maggiore per disegnare una “ecologia dei sentimenti” in cui l’arte che fluisce nel tempo incontra sempre e inevitabilmente le strade del cuore e degli affetti. Nessuna riproposizione della Barocca teoria degli affetti, né un volgare appiattimento sul versante dell’anti-intellettualismo tanto ostentato dai talent show (quelli che contrabbandano come talento ciò che spesso si sottrae alla disciplina). Piuttosto, la consapevolezza – derivata da anni di insegnamento e pratica musicale anche dentro le carceri – che “l’ascolto consapevole” (sento dunque sono) è parte di una “fono sintesi” in grado di mettere in campo “il più evoluto sistema di comunicazione degli affetti concepito dall’uomo”. Nell’intervista di Paolo Prato, Mussida approfondisce la sua teoria, che si applica a ogni genere musicale dal rock al jazz, dalla canzone alla classica.