Un clima sospeso tra la vita e la morte. Un non luogo, forse un carcere, forse l’aldilà. È quello che appare quando si apre il sipario sull’ultima opera di Leos Janacek, Da una casa di morti. Un racconto ispirato a Dostoevskij che andò in scena nel 1930 dopo la morte del compositore ceco. Riveduto e corretto, però, perché ritenuto troppo pessimistico: un campo di lavoro in Siberia con i prigionieri coinvolti in un gioco al massacro. Da una casa di morti protagonista questa settimana della rubrica Un’opera in tre minuti di Pierachille Dolfini