Roma, 26 ottobre 2015 – “Non esiterei a dire che nel Sinodo si è respirato il clima del Vaticano II: di grande entusiasmo, di grande libertà, di sguardo in avanti fatto di fiducia e di speranza, anche di fronte alle realtà più problematiche che si sono dovute affrontare”. Lo ha detto il segretario speciale del Sinodo e arcivescovo di Chieti, mons. Bruno Forte, ai microfoni di inBlu Radio, il network delle radio cattoliche italiane.
In alcuni casi i divorziati risposati potranno fare la comunione in un percorso di confronto con la propria coscienza e in un cammino di discernimento con i propri pastori: “Sì, certo. E’ proprio questa attenzione al discernimento e dunque da una parte alla coscienza della persona, dall’altra anche al servizio di accompagnamento, di aiuto al discernimento da parte dei pastori, in modo speciale del vescovo diocesano, che mi sembra uno degli aspetti più interessanti di quanto il Sinodo ha detto. In questo senso il Sinodo è un contributo straordinario al rinnovamento della Chiesa e allo sviluppo delle chiese locali”.
Mons. Forte ha rivelato di essere “molto contento” del Sinodo “per due ragioni fondamentali. La prima è che per la volontà di Papa Francesco questo Sinodo è stata una vera esperienza di collegialità, sinodalità, cioè un luogo in cui i vescovi di tutto il mondo si sono espressi in libertà, portando alla luce le realtà delle loro chiese e le famiglie di tutto il mondo, anche quelle ferite. Dunque quanto Papa Francesco ha chiesto con forza nel 50mo del Concilio, e cioè che la collegialità diventi sempre più realtà nella vita della Chiesa, il Sinodo lo ha sperimentato. In secondo luogo perché il tema della famiglia è stato affrontato con sguardo di pastori, cioè con sguardo di persone che guardano con misericordia, amore e desiderio di bene alla realtà della loro gente”.
E’ necessario, ha concluso mons. Forte, “sapere guardare con una abbraccio di accoglienza, comprensione, di rispetto e di discernimento in vista di ogni possibile integrazione, a quelle persone che si trovano nelle situazioni delle famiglie ferite, di fallimenti, di non ritorno possibile ad una esperienza di nozze di famiglia secondo quello che la chiesa desidera. Penso ai divorziati risposati i quali hanno a volte delle responsabilità verso il coniuge ma anche verso i figli che rendono impossibile un ritorno a situazioni preesistenti. Tutto questo è stato guardato con attenzione misericordia e rispetto e la chiesa è stata invitata a vivere questo cammino dell’accoglienza, dell’accompagnamento e del discernimento e dell’integrazione in tutte le forme possibili. In alcuni casi ma soltanto in alcuni casi arrivando alla possibilità di ammettere, lì dove le condizioni ci sono, la partecipazione piena ai sacramenti”.