Il Burundi ha votato il 17 maggio per il referendum costituzionale che garantisce al presidente Pier Nkurunziza pieni poteri fino al 2034. L’esito plebiscitario del voto, avvenuto tra gravi intimidazioni e arresti arbitrari, si colloca nella crisi istituzionale aperta nel 2015, quando Nkurinziza, in deroga alla Costituzione, decise di candidarsi per il terzo mandato e le proteste che ne seguirono furono represse con la violenza e il terrore. Oltre al colpo mortale inferto alla giovane democrazia burundese, preoccupa anche il fatto che il nuovo impianto costituzionale rivede le quote etniche a garanzia delle minoranze previste dagli accordi di Arusha del 2000 e fa così venir meno uno dei più importanti cardini della pace nel Paese. Giorgia Bresciani ne parla nella puntata di Atlante del 27 maggio con Giovanni Gugg, antropologo dell’Università Federico II di Napoli, Léonce Maniriho, presidente di Bilsoc Onlus (Burundesi d’Italia per la Legalità e la Solidarietà civile) e padre Mario Pulcini, superiore generale dei missionari saveriani in Burundi