“Ho sentito di un accordo segreto/ Suonato da David e gradito al Signore/ Ma a te della musica non importa poi molto, vero?” Questa la domanda che nel 1984 Leonard Cohen si pone e ci pone in uno dei suoi brani più celebri “pieno di Bibbia ma anche di amore, eros, fiducia e dissidio interiore. Nel mezzo della crisi che spesso spacca in due il cuore dell’uomo, a volte la luce (quel varco di cui già parlava in Anthem?) trova la strada per esplodere, “C’è un’esplosione di luce in ogni parola”, e si può riallacciare il dialogo con l’altro e con l’Altro. E’ il tema di One of us, successo del 1995 di Joan Osborne che l’anno successivo Eugenio Finardi immortalava nella nostra lingua, parlando della solitudine di un Dio abbandonato dagli uomini: “Nessuno che lo chiama mai”.
Hungry hearts, a cura di Andrea Monda scrittore e insegnante di religione, mutuando il suo titolo dal famosissimo brano di Bruce Springsteen che indaga non a caso sui “Cuori affamati”, racconta la dimensione spirituale della musica rock e non solo.