16 dicembre 2022
La Lombardia e l’intero bacino padano stanno affrontando da mesi una crisi idrica di dimensioni epocali, dovuta al protrarsi di un periodo siccitoso iniziato a dicembre del 2021 e ancora in corso, soprattutto nella Pianura Padana occidentale dove si registra un deficit di precipitazioni superiore al 60% rispetto alla media 2006/2020, presentandoci uno degli scenari più complicati e drammatici degli ultimi 50 anni.
Nonostante ciò la regione ha abbondanza di scorte idriche di cui beneficia, sia in termini di invasi lacustri e idroelettrici, acque sotterranee, neve e ghiaccio, tanto che nelle annate normali la stagione irrigua inizia con una riserva idrica di oltre 5 miliardi di mc di acqua, includendo le nevi che, mediamente, accantonano fino a primavera inoltrata l’equivalente di 3 miliardi di mc d’acqua, risorsa di cui però si è fortemente sentita la mancanza nell’inverno scorso, quando l’equivalente in acqua delle nevi accumulate è stato meno di un terzo di quello medio.
“Il cambiamento climatico porterà variazioni imprevedibili nel regime delle precipitazioni, insieme a conseguenze che invece sono chiare e prevedibilissime. Quello che è certo è che la stagione estiva sarà sempre più critica per la disponibilità di acqua nei campi, a causa del combinato disposto di un disgelo sempre più anticipato in montagna e di una progressiva scomparsa dei ghiacciai alpini. Per questo non basteranno gli interventi sulle infrastrutture irrigue, l’agricoltura lombarda deve avviare un percorso di ripensamento, perché colture come quella del mais dovranno progressivamente lasciare il posto ad altre molto meno idroesigenti”. Questa è una delle ragioni che porta Legambiente a dissociarsi dalle soluzioni prospettate dalla risoluzione sulla siccità del Consiglio Regionale, quella di realizzare nuovi, piccoli invasi. Ascolta l’intervista a Lorenzo Baio Vicedirettore e Responsabile acqua di Legambiente.