8 febbraio 2022. I Balcani ancora una volta sono attraversati da fattori di instabilità e tensione. In particolare sta suscitando preoccupazione la situazione della Bosnia Erzegovina, attraversata da una nuova ondata di nazionalismo, che minaccia la convivenza e mette a rischio il fragile equilibrio su cui si regge la pace raggiunta alla fine della terribile guerra degli anni Novanta. Il post-conflitto è stato accompagnato da tensioni interetniche, difficoltà economiche, una massiccia emigrazione, fenomeni che non hanno mai smesso di preoccupare. Ora c’è chi soffia sul fuoco e la preoccupazione si fa ancora più grande, ma ciò che sta accadendo affonda le sue radici lontano, in quegli accordi di Dayton che nel 1995 hanno fatto tacere le armi, ma non hanno sanato le divisioni etniche. Ne è convinto monsignor Pero Sudar, già vescovo ausiliare di Sarajevo, da sempre impegnato a favore della pace, uno dei principali protagonisti della ricostruzione civile e morale dell’ex-Jugoslavia dopo il conflitto, promotore ad esempio delle scuole interetniche. Giorgia Bresciani lo ha intervistato e gli ha chiesto innanzitutto quali sono i rischi in questo momento