4 febbraio 2021 – Il primo collegamento è con Giovanni Ciappelli, di Radio Toscana, per parlare di anticorpi monoclonali. L’Agenzia italiana del farmaco ha infatti dato il via libera alla sperimentazione del nuovo farmaco per la cura del Covid. Se avviato in tempi rapidi l’iter per la somministrazione, sarebbe una boccata d’ossigeno per il sistema, secondo il presidente della Federazione nazionale degli ordini dei medici, Filippo Anelli, perché si ridurrebbero le ospedalizzazioni e si migliorerebbero i risultati clinici. Potrebbe quindi essere una strategia per condurre a termine la campagna vaccinale in un tempo più flessibile. Il farmaco basato sull’anticorpo monoclonale, è stato sviluppato nel laboratorio della Fondazione Toscana Life Sciences a Siena.A coordinare il lavoro del laboratorio, che ha stretto una partnership con lo Spallanzani di Roma, il professor Rino Rappuoli. Le sue precisazioni.
Nella seconda parte collegamento con Alvise Renier, di Radio Spazio 103, Udine, per parlare della riapertura degli impianti sciistici dal 15 febbraio, che in Friuli rappresentano un importante fattore economico per la montagna. Si arriva da una situazione molto difficile: gli impianti sciistici sono fermi e di conseguenza tutti gli istruttori (in Fvg sono più di 500). Stessa situazione critica per l’indotto (rifugi, alberghi, negozi). Le dichiarazioni di uno degli storici istruttori di sci del monte Zoncolan, Riccardo De Infanti. Poi i racconti e le testimonianze dei friulani emigrati all’estero, in particolare per sentire com’è la situazione Covid-19 negli altri paesi del mondo. Il Friuli è stata una terra di forte emigrazione e in quasi tutti i paesi del mondo esiste un “fogolar furlan”, una realtà associativa molto attiva, che permette ai tanti emigrati di mantenere i contatti con i luoghi d’origine. Dagli emigrati anche i racconti di come si sta affrontando la pandemia in altri paesi. La testimonianza di David Cudicio, un friulano che vive in Nuova Zelanda, dove la pandemia è stata ben gestita, tanto che la vita sta procedendo “normalmente”.
Il terzo collegamento è con Mimmo Tornambé, di Radio Torre Ribera Agrigento, per parlare dell’iniziativa del fratello di Paolo Borsellino che sta organizzando la ‘Scorta della memoria’ a Palermo, in via D’Amelio, dove il 19 luglio del 1992 morirono il Giudice con la sua scorta: Emanuela Loi, Agostino Catalano, Vincenzo Li Muli, Walter Eddie Cosina, Claudio Traina. Per quella strage proprio ieri sono stati assolti i pm dell’epoca delle prime indagini con il depistaggio del falso pentito Vincenzo Scarantino. Per la famiglia Borsellino quel posto è un luogo sacro, per volere della madre di Paolo, Maria Pia Lepanto, proprio nel punto dove esplose l’autobomba che creò una profonda voragine fu piantato un albero d’ulivo affinché potesse accogliere le persone, i giovani soprattutto, che vengono in quella via ad onorare la memoria di suo figlio e dei ragazzi uccisi insieme a lui e per voler simboleggiare che dal tragico punto possano rinascere la forza, la resistenza e la pace nel nome di tutte le vittime della mafia. Curatrice del sito fino alla sua scomparsa avvenuta nel 2018, fu la sorella Rita che raccoglieva tutti i messaggi e gli oggetti che i visitatori lasciavano sul posto. Nasce così La scorta della memoria, che dal 1 maggio al 30 luglio, dalle 8 del mattino alle 20.00, vedrà volontari da tutta Italia a guardia del sito avendo come arma un’agenda e una pettorina rossa con la scritta ‘scorta per la memoria’.