Incontro in cosa c’è di buono Chiara Vegher presidente Auser Trentino per parlare di secondo anno di attività il progetto a Trento “Coltiviamo l’italiano”. Coinvolti gli anziani volontari di Auser e un gruppo di rifugiati e richiedenti asilo. Niente aule e banchi, ma un grande spazio aperto vicino alle montagne. Niente libri e quaderni ma semi, tuberi, cespi di insalata e zucchine. L’italiano si può imparare coltivando un orto. Libri e quaderni hanno lasciato il posto agli strumenti per coltivare la terra ma, soprattutto, alla conversazione fra volontari e migranti. Sono gli ingredienti del progetto “Coltiviamo l’italiano” un mix fra agricoltura e formazione linguistica per stranieri. Protagonisti dell’iniziativa, presso la residenza Fersina a Trento, sono i volontari dell’Auser del Trentino e i richiedenti asilo accolti nella struttura del capoluogo. L’orto si trova a pochi passi dall’edificio principale e dai moduli abitativi che compongono la principale sede di accoglienza dei migranti richiedenti protezione internazionale sul territorio provinciale. E così coltivando la terra e raccogliendo i suoi frutti, fra le cassette con pomodori, fagiolini, cetrioli e cavoli cappucci, si fa conversazione, si impara la lingua e un mestiere, si socializza. Storie di vita che si intrecciano, calpestando insieme la terra, faticando e sorridendo per il buono che si raccoglie.