E’ stata la testimonianza di Shadam, giovane rifugiato in Italia e in fuga dall’Afghanistan in guerra, ad aprire la puntata di Ecclesia di sabato 20 giugno. Ad Alessandra Giacomucci in studio, Shadam ha raccontato il suo viaggio, il sogno di un futuro impossibile nel suo Paese, i passi complessi ma buoni dell’integrazione, il servizio che ora rende in una società che è diventata la sua. L’importanza di permettere di raccontare la propria esperienza a chi è stato costretto a lasciare i luoghi in cui è nato per cercare vita altrove è stata sottolineata anche da padre Camillo Ripamonti, presidente del Centro Astalli, il servizio dei gesuiti per i rifugiati in Italia. Padre Ripamonti ha ribadito la centralità dell’incontro perché si possa riconoscere “in ognuno la traccia di ognuno”, come dice la campagna che ha preparato la Giornata mondiale del rifugiato che cade in un tempo di pandemia – quindi con sfide ancora più urgenti nel segno della cura e del bene comune – e mentre il governo e il Parlamento sono chiamati a decidere su un possibile ampliamento delle persone che possono accedere alla regolarizzazione, ma anche alla revisione dei decreti così detti sicurezza per porre l’accento sui cammini di integrazioni necessari a costruire comunità.
Dell’importanza della coesione per guardare con speranza al futuro ha parlato il Papa incontrando in mattinata una rappresentanza di medici, infermieri e operatori sanitari della Lombardia, occasione per ringraziare dell’abnegazione e del sacrificio nel servizio alla vita sia loro che i sacerdoti. Francesco ha auspicato che finisca bene questo miracolo che voi, ha detto, avete cominciato.