Aldo Moro durante la prigionia parla, ricorda, scrive, risponde, interroga, confessa, accusa, si congeda. Moltiplica le parole su carta: scrive lettere, si rivolge ai familiari, agli amici, ai colleghi di partito, ai rappresentanti delle istituzioni; annota brevi disposizioni testamentarie. E insieme compone un lungo testo politico, storico, personale – il cosiddetto memoriale – partendo dalle domande poste dai suoi carcerieri delle Br. Le lettere e il memoriale sono le ultime parole di Moro, l’insieme delle carte scritte nei 55 giorni della sua prigionia, dal 16 marzo 1978, giorno del suo rapimento in via Fani, al 9 maggio successivo, quando il suo corpo venne fatto ritrovare nel bagagliaio di una Renault 4 a via Caetani. Un fiume di parole inarrestabile che si cercò subito di arginare, silenziare, mistificare, irridere. Moro non è Moro, veniva detto. La stampa, in modo quasi unanime, insisteva nello sconfessare le sue parole. A distanza di quarant’anni il destino di queste carte non è molto cambiato. Poche persone le hanno davvero lette, molti hanno scelto di dimenticarle. Fabrizio Gifuni le porta in teatro, da domani a domenica al Vascello, a Roma. Focus con l’attore e regista di ‘Con il vostro irridente silenzio’. È il tema della puntata di Buona la prima, condotto da Federica Margaritora, in onda dal lunedì al venerdì alle 18.13. Il programma, che approfondisce le notizie del giorno, apre con i desk dei principali quotidiani nazionali e locali: oggi la prima pagina di Avvenire con Francesco Ognibene, caporedattore centrale e le notizie in primo piano del TG2000 (edizioni 18.30 e 20.30) con Saverio Simonelli, vicecaporedattore.