5 giugno 2019 – Salvo Anzaldi è un giornalista torinese, a cui, a otto anni, viene diagnosticata l’emofilia. Da allora, la sua avrebbe dovuto essere una vita protetta, attenta a non procurarsi neanche le piccole ferite in cui incorrono i bambini. E invece Salvo è uno con una smodata passione per il calcio, che non smette di praticare e per Bruce Springsteen, di cui avrà visto una ventina di concerti. Ma il punto di svolta arriva quando, dopo un’operazione chirurgica nella quale gli viene inserita una placca di titanio al ginocchio, la sua fisioterapista gli propone di correre la maratona di New York. “Nato per non correre” è il racconto di una sfida, nello sport e nella vita, che Anzaldi scrive con una penna leggera e divertita, elegante e ironica. Ne parliamo con l’autore.
Si chiama Tony Cercola e fa il percussionista. Ma siccome di percussionisti con quel nome ce n’era già uno, per giunta famoso, decide di darsi un’altra identità, appropriandosi del nome del paese napoletano da cui arriva e diventa Tony Cercola, percussautore. Suona le sue “buatte” con Edoardo Bennato, con Pino Daniele, partecipando a quella rivoluzione del suono che negli anni settanta diede vita, a Napoli, al “neapolitan power”. Da lì, gli incontri con Bob Dylan, con Bryan Ferry, Dario Fo, Fabrizio De Andrè e concerti in tutto il mondo. La sua storia ce la racconta in un libro, “Per chi suona la buatta. Storia di un percussautore” (Arcana).