E’ trascorso poco più di un secolo dalla sua conclusione e la Grande Guerra riserva ancora sorprese, per quel che riguarda i canti intonati sui monti del Trentino o nelle trincee del Carso. Grazie a un trio di studiosi della cultura popolare disponiamo infatti della più esauriente raccolta di canti nelle loro molteplici varianti e siamo in grado di capirne il senso, l’origine, la diffusione. E soprattutto di ascoltarli dalla voce di chi c’era e ne ha lasciato una testimonianza su nastro. Franco Castelli, Emilio Jona e Alberto Lovatto hanno setacciato tutti gli archivi disponibili a partire dai tardi anni Cinquanta, per selezionare la bellezza di 161 tracce sonore che rappresentano un preziosissimo ‘bonus’ in due CD, allegato al volume Al rombo del cannon (Neri Pozza). Il libro restituisce le ansie, gli affetti, le sofferenze, le invettive, in una parola le passioni di chi partecipò a quell’immane conflitto, che fu un’immersione terribile e cruenta nella modernità e nei suoi nuovi terrificanti strumenti di morte: cannoni a lunga gittata, aeroplani, carri armati, gas asfissianti. Con sei milioni di soldati mobilitati, fu anche una guerra che ruppe i limitati confini linguistici e culturali, fece incontrare e dialogare popolazioni lontanissime l’una dalle altre e realizzò una prima reale unificazione nazionale dando vita a un italiano popolare in grado di mettere in comunicazione genti provenienti da ogni parte d’Italia il cui unico idioma era il dialetto locale. Nella puntata di sabato (la prima di due dedicata al libro) Franco Castelli, fondatore dell’Istituto per la storia della Resistenza di Alessandria, racconta l’affascinante ricerca ricostruendo al tempo stesso un pezzo importante del canto sociale in Italia, dagli anni Sessanta a oggi.