1 febbraio 2019
Francesco domenica si reca negli Emirati Arabi, una visita breve, di appena 3 giorni, nella serata del 5 febbraio sarà di nuovo in Vaticano. Il Papa ha accolto l’invito del principe ereditario di Abu Dhabi, per partecipare ad un incontro interreligioso internazionale dedicato alla “fratellanza universale”. Gli Emirati Arabi sono una federazione di sette emirati abitata da 9 milioni e 500mila persone. La maggioranza è musulmana. I cattolici, tutti stranieri, sono circa un milione. Sono impegnati soprattutto in alcuni settori (edilizia, scuola, servizi e lavoro domestico), provengono da oltre cento Paesi: in prevalenza Filippine, India e altri paesi asiatici. Vi è anche un numero consistente di fedeli di lingua araba, giunti da Libano, Siria, Giordania. A dare il benvenuto al Papa vi sarà il vescovo svizzero Paul Hinder: 76 anni, appartenente all’Ordine dei frati minori cappuccini, dal 2011 è vicario apostolico dell’Arabia Meridionale che comprende Yemen, Oman ed Emirati Arabi Uniti. In diretta da Abu Dhabi, l’inviato di Tv2000, Massimiliano Cochi.
“Basta con la filosofia del ‘chiudiamoli dentro e buttiamo la chiave’” così Riccardo Facci presidente del Coordinamento Nazionale Comunità di Accoglienza durante il convegno in corso a Roma dedicato alla giustizia riparativa e le misure alternative al carcere. In Italia c’è una recidiva, cioè la ripetizione di un reato da chi è stato in precedenza condannato, del 70%. Si abbassa al 20% quanto si cercano dei percorsi diversi alla pena tradizionale che puntano al reinserimento sociale. Uno dei modelli che in Italia trova ancora una applicazione parziale o sperimentale è quello della giustizia riparativa che coinvolte la vittima, il reo e la comunità nella ricerca di una soluzione che faciliti la riparazione, la riconciliazione e il senso della sicurezza collettiva. Ne parliamo con Emilio che è un nome di fantasia, ci racconta la sua storia dal carcere all’incontro con la giustizia riparativa.