12.01.2019 “Voi chi dite che io sia?” chiede Gesù rivolto ai discepoli nel vangeli sinottici. La domanda risuona ancora e si propone per ciascun credente. Giorgio Jossa avanza la sua risposta e insieme propone un metodo di studio delle sacre scrittura. Considera ormai acclarato il fallimento, o almeno il riconoscimento dei grandi limiti, del metodo storico-critico. Sottoposti ad un’analisi accurata, utilizzati come una qualsiasi altra fonte storica, i vangeli si comportano nello stesso modo: diventano sfuggenti, rifiutano di fornire certezze a chi conduce l’indagine. Si giunge quindi a ammettere che tutto quello che è possibile fare, in chiave storica, è avanzare delle ipotesi, tentare la ricostruzione di un percorso, niente di più. Jossa vede nella vicenda di Gesù il fallimento della predicazione in Galilea, che lo induce a recarsi a Gerusalemme per la Pasqua nella speranza di ottenere lì la visibilità e il riconoscimento di cui va in cerca. Lì cade nelle mani dei suoi nemici, sacerdoti e occupanti romani, che non esitano a ucciderlo. La risurrezione sfugge a ogni tentativo di comprensione umana.