“Tutto è ritmo, tutto è swing. Il jazz, il fascismo e la società italiana” è un libro che una giovane storica (Camilla Poesio) ha pubblicato con Le Monnier, illuminando un capitolo della storia del Novecento ancora poco esplorato e che ne decenni ha generato convinzioni spesso distorte. Attraverso una rigorosa analisi dei documenti (scritti e orali; rapporti di polizia, lettere, diari, archivi, interviste e magazine, Poesio inquadra la penetrazione del jazz in Italia aprendo prospettive anche su fronti limitrofi (la canzone, la radio, la discografia e persino la musica classica). Il libro inizia dai rapporti con l’America e dalla sua diffusione sui transatlantici, per passare al turismo d’élite e alla mondanità come orizzonti d’avanguardia nel favorirne l’attecchimento, poi si concentra sul mondo giovanile, sul nazionalismo, sul razzismo e infine sulla censura e l’ordine pubblico. In conclusione, di evince come la forza della musica nel coinvolgere la gente venga prima di ogni credo politico/ideologico, per cui sia fascismo che nazismo si dovettero piegare alla marea che avanzava e sfruttarla per ottenere consenso anziché osteggiarla troppo smaccatamente. L’intervista di Paolo Prato a Camilla Poesio (ore 22.50 su InBlu Radio) è punteggiata da brani d’epoca, incisioni rarissime che vanno dagli anni Venti ai Quaranta – dall’Orchestra Trianon al Circolo Jazz Hot