Capogruppo al Senato a InBlu Radio: “Mercati non sono preoccupati dal 2.4. Crescita 1,6% non è una chimera ma una sfida”.
intervista di Chiara Placenti:
Roma 2 ottobre 2018. “Juncker come sempre usa parole che non riesce a trattenere forse legate al suo stato psico-emotivo”. Lo ha detto il capogruppo del Movimento 5 Stelle al Senato, Stefano Patuanelli, in un’intervista a InBlu Radio, il network delle radio cattoliche della Cei, sottolineando che “i mercati non sono preoccupati dal 2.4 ma se non c’è un governo stabile, un’idea di Paese, una prospettiva di legislatura. Tutto questo c’è, quindi i mercati si assestano con piccole variazioni ma non credo ci sarà una corsa al rialzo dello spread che durerà per i prossimi giorni”.
“Tria è rientrato – ha aggiunto Patuanelli – per dettagliare meglio il documento che va affinato fino all’ultimo. Credo ci sia un’ interlocuzione ancora in corso tra le forze politiche per i dettagli. Non credo sia un segnale che debba preoccupare nessuno. Se i numeri sono scritti a matita, a penna o scalfiti sulla pietra non cambia molto. Quelli sono valori usciti dal Consiglio dei ministri che saranno confermati nel Def. La crescita dell’ 1,6% non è una chimera ma una sfida”.
“Al di là della narrazione mediatica su quotidiani e tv – ha proseguito Patuanelli – c’è grance consapevolezza nelle due forze politiche al governo che abbiamo differenze, ma abbiamo molti punti in comune e su quelli siamo compatti. Nessuna tensione tra di noi su legge Fornero, reddito di cittadinanza e Flat tax. Sono temi che uniscono le forze di maggioranza”.
“Non credo – ha sottolineato Patuanelli – che pensare a un deficit del 2,4 sia forzare l’Europa. I parametri del 3% e il rapporto debito/Pil li abbiamo rispettati. Se c’è qualche sotto-parametro che secondo l’Europa non viene rispettato, parliamone. Ieri Tria ha detto una cosa condivisibile: ci sono anche degli aggiustamenti che si possono fare in corso d’opera. Noi riteniamo che non saranno necessari ma laddove dovessimo accorgerci che qualcosa non sta funzionando come vorremmo ci potranno essere delle misure di salvaguardia, ma non sulle entrate, ovvero aumento dell’Iva, noi pensiamo a misure di salvaguardia sulla spesa. Dobbiamo fare una contrazione di spesa improduttiva”.
“Chi ha fatto i piani di Spending review – ha concluso Patuanelli – si è accorto che la maggior parte della spesa improduttiva era proprio a sostegno di una classe dirigente imbarazzante che pensava soltanto ad autosostenersi. Noi stiamo dimostrando che questo aspetto non ci spaventa molto, rinunciando a gran parte dei nostri stipendi, retribuzioni, rimborsi spese, tagliando vitalizi, rinunciando alla pensione e al Tfr. Noi stiamo dimostrando che non ci spaventa toccare privilegi della nostra classe politica dirigente. In realtà la Spending review molto spesso si annidava in quel sottobosco della politica che è fatto da milioni di partecipate, di Consigli di amministrazione di società che non servono a nulla se non a dare stipendio ai membri dei cda”.