Il direttore delle operazioni di bordo della Ong a InBlu Radio: “Non è sicuro attraccare in Italia. Tra tre giorni siamo in Spagna, dovremmo sbarcare a Palma di Maiorca”
Intervista di Chiara Placenti:
Roma 18 luglio 2018. “Ci dirigeremo verso la Spagna anche se l’Italia ci ha dato la disponibilità di un porto di sbarco a Catania. Ma abbiamo rifiutiamo il porto di sbarco italiano dopo le dichiarazioni del governo e per il fatto che non crediamo che in Italia ci sia un porto sicuro”. Lo ha detto il direttore delle operazioni di bordo della Open Arms, Riccardo Gatti in un’intervista a InBlu Radio, il network delle radio cattoliche della Cei in merito al recupero in mare della camerunense, Josephine, ancora in vita e i cadaveri di un’altra donna e di un bambino.
“Siamo anche preoccupati – ha sottolineato Gatti – per la donna da noi salvata per la sua tutela e la piena libertà nel rendere una testimonianza in sicurezza perchè Salvini ha dichiarato che tutto ciò che abbiamo detto è una fake news. Questo ci fa pensare che non sia sicuro attraccare in Italia”.
“Temiamo che tutte queste dichiarazioni del governo italiano vadano tutte nella stessa direzione: la criminalizzazione delle ong. Purtroppo la spregiudicatezza di queste accuse non può farci stare tranquilli”.
“A Lampedusa – ha aggiunto Gatti – saremmo già arrivati. Per il porto di Catania ci vorrebbe un giorno mentre per arrivare in Spagna ci vorranno circa 3 giorni. Abbiamo richiesto il porto spagnolo più vicino che probabilmente sarà Palma di Maiorca. Ieri quando abbiamo chiesto il trasferimento delle persone a bordo ci è stato comunicato da Malta e Italia che in primo luogo avrebbero proceduto a sbarcare Josephine e non i cadaveri. Noi abbiamo evidentemente rifiutato perchè non sappiamo ancora se sono tra loro parenti”.
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