Il fascino che la Città Eterna esercita sugli artisti stranieri risale all’epoca del Grand Tour, fra Sei e Settecento, quando frotte di nobili rampolli appartenenti alle più prestigiose casate di tutta Europa scendevano nel Bel Paese per trascorrervi lunghe vacanze, assaporarne i piaceri e contemplarne la bellezza. Ultimo in ordine di tempo è Robert McDuffie, tra i massimi violinisti del nostro tempo, appartenente a quella generazione cresciuta a Vivaldi e rock, Paganini e musica da ballo. E’ lui – un affabile “americano a Roma” – l’ideatore e Direttore Artistico del Rome Chamber Music Festival, che si svolge a Palazzo Barberini dal 3 al 7 giugno e per presentarlo è venuto nei nostri studi regalandoci storie e aneddoti sugli artisti che l’hanno avviato su una strada ricca di soddisfazioni. Da Itzhak Perlman, a Yehudi Menuhin, da Philip Glass – a cui commissionò il Concerto noto come Le Quattro Stagioni Americane – al vecchio amico Mike Mills – il bassista dei R.E.M con cui, dodicenne, cantava nel coro della parrocchia a Macon, Georgia – che ha scritto per lui un concerto per violino e rock band.