Qualcosa a metà tra il giallo e il film dell’orrore. Perché quella che Richard Wagner manda in scena (e dirige) il 2 gennaio 1843 a Dresda è una storia che potrebbe stare benissimo sul grande schermo. L’Olandese volante, conosciuto anche come Il vascello fantasma, è il primo successo del compositore tedesco. Via i numeri chiusi, con arie, duetti e cori, ma un unico ininterrotto flusso di musica. Ecco perché Wagner la concepisce come un lungo atto unico, un racconto tutto d’un fiato della storia di Senta e della sua ossessione per l’Olandese volante, capitano di vascello morto, ma condannato a navigare sino al giorno del giudizio. Lo stile che caratterizzerà le opere del compositore è già evidente, con i leitmotiv assegnati ai personaggi e ai temi, così come emerge chiara una delle tematiche che torneranno nelle sue opere, quello dell’amore incondizionato come strumento per il raggiungimento della redenzione. L’Olandese volante, opera con la quale inizia un percorso wagneriano, è al centro questa settimana della rubrica Un’opera in tre minuti di Pierachille Dolfini