Una denuncia contro l’inutilità della guerra, contro quella che Benedetto XV chiamava l’inutile strage. È La forza del destino di Giuseppe Verdi. Una grande tela dipinta. Dal sapore ottocentesco. Di quelle che in un’unica campata raccontano più scene. Scene di vita vissuta. Momenti epici. Un capolavoro musicale e drammaturgico perché sa raccontare, intrecciandola a storie di singoli uomini, la Storia. Quella dove i popoli si fanno la guerra. Quella dove i poveri soffrono. Quasi con echi manzoniani. Verdi la mandò in scena al Marinskij di San Pietroburgo nel 1862 e la ripropose, assai rimaneggiata, un anno dopo a Trieste. La forza del destino è l’opera che questa settimana Pierachille Dolfini racconta nella rubrica Un’opera in tre minuti