Nella musica si sente il sorriso beffardo che irride la morte. Quasi ad esorcizzarla, perché un’indovina, Ulrica, ha previsto a Riccardo che morirà per mano di un amico. Un ballo in maschera di Giuseppe Verdi racconta queste paure. Lo fa con una vicenda dove gli intrighi politici si mischiano con amori e superstizioni. Un melodramma sul quale nel 1859 si abbatté la censura, perché non era pensabile immaginare di vedere in scena l’uccisione di un re mentre le cronache raccontavano dell’attentato a Napoleone III. Verdi, che aveva messo in musica l’omicidio del re Gustavo III di Svezia, deve allora arrendersi e trasportare le vicende di Riccardo e Amelia in una Boston immaginaria alla fine del XVII secolo. Un ballo in maschera, capolavoro indiscusso del musicista di Busseto, è il tiolo che questa settimana Pierachille Dolfini ci propone nella rubrica Un’opera in tre minuti