E’ stata annullata, dopo l’intervento del Questore e dell’arcivescovo di Bari Bitonto monsignor Francesco Cacucci, la celebrazione eucaristica in suffragio del presunto boss della ’ndrangheta Rocco Sollecito, ucciso lo scorso maggio in Canada dove viveva, annunciata per oggi a Grumo Appula. Ma le polemiche, nella città e non solo, non si fermano. Don Michele d’Atri, il parroco che doveva presiedere la messa e che ha difeso fino alla fine la sua decisione, annuncia una sua lettera ai fedeli. Alessandra Giacomucci ne ha parlato in Ecclesia con monsignor Francesco Cacucci.
Roma, 27 dicembre 2016 – La rimozione del parroco “non compete al sindaco. Le norme disciplinari nei confronti di un parroco non devono venire dal sindaco ma dal vescovo. Non posso permettere che si confonda il ruolo del sindaco con quello del vescovo”. Così l’arcivescovo di Bari-Bitonto, mons. Francesco Cacucci, in un’intervista a Tv2000 e inBlu Radio, ha risposto al sindaco di Grumo Appula, Michele D’Atri, che aveva manifestato contro il parroco l’incompatibilità con il territorio.
Sul caso della messa in suffragio del presunto boss della ’ndrangheta Rocco Sollecito, ucciso lo scorso maggio in Canada, mons, Cacucci, ha sottolineato: “Il parroco non doveva prendere questa decisione senza consultarmi. E affiggere un manifesto in cui il sacerdote invita la popolazione a partecipare alla celebrazione ha creato un grave scandalo. Il parroco ha commesso un grave errore, non solo per non essere stato prudente ma per aver firmato in prima persona il manifesto. Si poteva fare una preghiera ma in modo discreto. Non credo che ci possa essere una connivenza, si tratta soltanto di una mancanza di prudenza. La Chiesa non ha mai permesso una celebrazione pubblica nei confronti di chi si fosse macchiato di un delitto. In altri casi non è stato permesso nemmeno il funerale quando la persona defunta, pubblicamente si era espressa contro i dettami della Chiesa”.
“In base alle disposizioni del Questore – ha proseguito il vescovo – ho ritenuto che non fosse assolutamente opportuno celebrare questa funzione per non creare non solo lo scandalo ma anche il dubbio che una messa possa essere in onore di un mafioso”.
“Il Questore di Bari – ha aggiunto il vescovo – ha ritenuto che tale messa potesse compromettere l’ordine e la sicurezza pubblica trattandosi di una persona in odore mafioso”.
“Ci sono dei riferimenti criminali anche nella città di Bari – ha ricordato mons. Cacucci – ovviamente da parte della Chiesa da sempre c’è un atteggiamento molto netto. Essendo dunque la criminalità molto diffusa sarebbe opportuno avere prudenza e prevenzione anche nell’opera pastorale”.
I sacerdoti della Diocesi, ha concluso il vescovo, “sono stati sempre molto netti” contro la criminalità, e “questo caso è una vera eccezione”.