Entra nel vivo il progetto Casa Italia, voluto dal governo dopo il terremoto per lanciare la messa in sicurezza degli edifici del nostro Paese. Ai nostri microfoni Giovanni Azzone, rettore del Politecnico di Milano e coordinatore del progetto racconta le prime tappe di quello che sarà un percorso lungo e che richiede la collaborazione dei cittadini.
L’intervista è di Pierachille Dolfini
Roma, 07 settembre 2016 – “E’ un lavoro che deve diventare parte naturale della nostra vita. Dovremmo fare in modo che sia normale ragionare anno dopo anno su cosa occorre fare per mantenere il più possibile sicuro il Paese. L’obiettivo è una fase iniziale d’intervento forte che non credo possa durare meno di 10 anni”. Lo ha detto il coordinatore di Casa Italia e rettore del Politecnico di Milano, Giovanni Azzone, in un’intervista a inBlu Radio, network delle radio cattoliche italiane, spiegando alcuni aspetti del progetto voluto dal governo dopo il recente sisma per lanciare la messa in sicurezza degli edifici dell’Italia.
“L’obiettivo di Casa Italia – ha aggiunto Azzone – è cercare di costruire una politica di lungo periodo per mettere in sicurezza il nostro Paese. Il ruolo che mi è stato chiesto di ricoprire è quello di coordinamento tra le diverse attività che sono in corso in modo da aiutare a renderle il più possibile integrate tra di loro. E’ un lavoro che richiede un ampio coinvolgimento e di lungo periodo altrimenti ci ritroveremo a fare dei libri bianchi o documenti che sono stati fatti nel passato ma che hanno dato poca traccia”.
La collaborazione tra istituzioni e cittadini, ha proseguito Azzone, “dovrà essere totale. Non si può pensare ad un progetto che vuole essere la Casa degli Italiani senza che gli abitanti ne siano coinvolti. Chi abita in una casa deve avere la percezione di quali sono i problemi e deve essere parte attiva nella soluzione. Non si può pensare di identificare i problemi senza uno sforzo ampio di ricognizione e non si può pensare di risolverli senza il coinvolgimento di tutti”.
“Ci siamo dati un mese – ha concluso Azzone – per cominciare d’impostare il lavoro. Entro un mese vorremmo far partire alcuni tavoli tecnici in modo da cominciare a costruire dei progetti concreti”.