“Mi sono ferito oggi, per vedere se sento dolore, l’unica cosa che è vera”. L’incipit è fortissimo di Hurt, questa canzone dei Nine Inch Nails, diventata un successo mondiale grazie all’interpretazione a dir poco intensissima di Johnny Cash, ormai un ospite fisso di Hungry Hearts. L’onestà con cui Cash, ormai morente, si offre all’ascoltatore (e anche spettatore di uno dei video più potenti degli ultimi anni) è disarmante, commovente nella sua semplicità. Così come semplice è il testo, di Dylan, che Nick Cave e i suoi Bad Seeds hanno voluto interpretare al termine del concept album Murder Ballads: Death is not the end è un brano del 1986 che ricorda il messaggio essenziale di ogni autentica dimensione religiosa: la morte non è la fine.
Hungry hearts, a cura di Andrea Monda scrittore e insegnante di religione, mutuando il suo titolo dal famosissimo brano di Bruce Springsteen che indaga non a caso sui “Cuori affamati”, racconta la dimensione spirituale della musica rock e non solo.
La puntata del 9 aprile: