I lavori sinodali sono alla stretta finale, i 270 padri hanno approvato le loro relazioni, sabato si vota il documento finale. Dai gruppi di lavoro, chiamati circoli, sono emerse posizioni diverse rispetto alla comunione alle coppie che si sono risposate civilmente: c’è chi ha ipotizzato una commissione, chi ha invocato la decisione papale, chi il discernimento caso per caso. Qualcuno propone il Concilio. Abbiamo chiesto a Padre Giovanni Cavalcoli, docente emerito di metafisica nello studio filosofico domenicano di bologna e di teologia dogmatica nella facoltà teologica di bologna, membro ordinario della Pontificia Accademia di Teologia, cosa pensa di queste proposte.
Roma, 22 ottobre 2015 – La comunione ai divorziati risposati è “possibile” ma “a condizioni molto particolari”. Lo ha detto Padre Giovanni Cavalcoli, docente emerito di metafisica nello studio filosofico domenicano di Bologna e di teologia dogmatica nella Facoltà teologica di Bologna, membro ordinario della Pontificia Accademia di Teologia, ai microfoni di inBlu Radio, network delle radio cattoliche italiane. Tra le questioni controverse affrontate dal Sinodo c’è la discussione sulla comunione ai divorziati risposati. Per l’autorevole teologo dogmatico padre Cavalcoli, l’eucarestia per queste coppie non tocca la dottrina ma la disciplina, esprime quindi un parere favorevole, altrimenti si negherebbe il libero arbitrio e l’intervento della grazia. Alcune coppie, ha spiegato padre Cavalcoli, che “sono in una condizione così intricata con figli di mezzo, legami civili e problemi economici sono talmente legate a questa situazione che non possono, almeno per il momento, interromperla. Credo che i vescovi punteranno su questi casi che sono i più difficili. Ci sono invece casi di coppie che potrebbero interrompere la relazione ma in altri anche volendo la coppia non è in grado di mettere fine alla relazione. Per esempio se ci sono di mezzo i figli una coppia se pur divorziata risposata non può mettere fine al rapporto”.
Alcune coppie divorziate risposate, ha proseguito padre Cavalcoli, “credo che possano fare un cammino in cui possono alternare il peccato con la grazia. Questa è la tesi che secondo me si dovrebbe portare avanti. Alcuni conservatori parlano di uno stato di peccato confondendo quella che è una situazione oggettiva, un legame che certamente dal punto di vista oggettivo è irregolare e una situazione che si protrae anche indipendentemente dalla loro volontà con un’inesistente permanenza della volontà cattiva e questo è un giudizio temerario, è un’idea sbagliatissima perché non tiene conto né del libero arbitrio né dell’opera della grazia”.