– “Ringrazio di cuore il premier Renzi per le sue parole”. Così Riccardo Pacifici, già presidente della comunità ebraica di Roma, ha commentato ai microfoni di inBlu Radio, network delle radio cattoliche italiane, le parole del premier Renzi che ieri, nel suo discorso alla Knesset, il Parlamento israeliano, ha ricordato il salvataggio dalla deportazione e dall’Olocausto di Emanuele e Raffaele Pacifici, padre e zio di Riccardo, da parte delle suore di Santa Marta a Firenze, con cui si era instaurato un legame filiale.
“Le suore – ha raccontato Pacifici – non facevano baciare il crocifisso come faceva fare agli altri ma lo avvicinava in modo figurativo mettendo tra il crocifisso e le labbra di mio padre e mio zio le dita. Questo perché i bambini ebrei erano lì in incognito, gli altri compagni non sapevano che erano ebrei se l’avessero saputo avrebbero messo a rischio la loro stessa vita e quella delle suore. Mio padre aveva un cognome diverso perché poteva essere identificato come un ebreo: si chiamava, infatti, Pallini invece che Pacifici”.
“Ho voluto raccontare questo particolare – ha spiegato Pacifici – perché mio padre ci teneva tantissimo. Lui, dopo la guerra, coltivò un rapporto particolare con queste suore. Non si sono mai interrotte le relazioni e le visite. Fino al giorno prima della sua morte, suor Antonia, madre superiora dell’Ordine di Santa Marta a Roma, era a trovare mio padre”.