Roma, 10 luglio 2015 – “La sensazione è che si usino le popolazioni un po’ come ostaggio e come ricatto per consumare anche vendette più o meno grandi o piccole nei confronti di alcuni meccanismi di diplomazie internazionali, sempre nei confronti della Santa Sede, dopo il riconoscimento dello Stato di Palestina”. Così il presidente del Volontariato Internazionale per lo Sviluppo, Nico Lotta, ha commentato ai microfoni di inBlu Radio, network delle radio cattoliche italiane, il via libera, lo scorso 7 luglio, della Corte Suprema d’Israele alla costruzione del “Muro di separazione” tra Stato ebraico e Palestina nel tratto che attraversa la valle di Cremisan.
“Non c’è ovviamente – ha aggiunto Lotta – un legame sancito direttamente deducibile dalla sentenza, ma insomma la sequenza degli eventi e un dietrofront così clamoroso, fa pensare che si usino le popolazioni come ostaggio e come vendette”.
Da oltre un secolo nei Territori Palestinesi Occupati, tra Gerusalemme e Betlemme, il Volontariato Internazionale per lo Sviluppo, organizzazione non governativa della famiglia Salesiana, produce e commercializza il Cremisan, vino per finanziare le opere di assistenza promosse dai Salesiani di Don Bosco, proprietari dell’azienda, a beneficio della popolazione palestinese.
“Il problema – ha concluso Lotta – è che si separano le case dal terreno quindi la maggior parte manterranno la casa, non tutti così come i salesiani manterranno la proprietà fisica della cantina, ma buona parte delle vigne dei salesiani, così come buona parte dei terreni coltivati verranno alienati, quindi significa stravolgere totalmente la vita in un sistema di sopravvivenza di quel gruppo”.