Pace e democrazia, dialogo interreligioso e il futuro della Bosnia ed Erzegovina. Sono questi alcuni dei temi del viaggio di Papa Francesco di domani 6 giugno a Sarajevo. Ricordiamo brevemente quanto accaduto nel recente passato. La Bosnia il 9 gennaio del 1992 ha dichiarato l’indipendenza dalla Jugoslavia. Lo stesso anno è scoppiata una violenta guerra civile tra le diverse nazionalità: croata, bosniaco-musulmana, serba, conclusasi in seguito all’intervento delle forze dell’Onu e della Nato. Sarajevo è stata chiamata anche città martire per il lungo assedio, quattro anni, e oltre 12mila vittime.
La guerra in Bosnia ed Erzegovina è terminata con gli accordi di Dayton (dal nome della città degli Stati Uniti dove furono firmati), i quali prevedono l’integrità del Paese ma distinto in due entità politico-territoriali, ciascuna dotata di un proprio parlamento e governo: la repubblica Serba e la Federazione croata musulmana.
Per parlare del viaggio e della situazione attuale Marino Galdiero ha intervistato in Ecclesia Daniele Bombardi, coordinatore regionale per la Bosnia ed Erzegovina e la Serbia di Caritas Italiana: